La nostra filosofia

Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT), infatti, sono ormai divenute parte integrante della vita di ognuno di noi, a tutti i livelli della società: nelle attività economiche e produttive e in quelle amministrative la loro presenza è ubiqua; influenzano pesantemente il modo in cui ci informiamo, ci svaghiamo, ci relazioniamo con gli altri; sono un requisito indispensabile per l'accesso ad un numero sempre crescente di prodotti e servizi.

Paradossalmente, a fronte ad una presenza così pervasiva degli strumenti informatici, nella societá contemporanea si riscontra una situazione preoccupante: molte persone non sono in grado di utilizzare efficacemente un computer, oppure ne fanno un uso acritico e scarsamente consapevole dei rischi e delle problematiche connesse al suo utilizzo.

Questo scenario sociale, a cui spesso si fa riferimento con il termine "Digital Divide" è il risultato di due fattori concomitanti: un deficit infrastrutturale (carenza o assenza di computer e/o di connessioni Internet in banda larga) e un deficit culturale; è necessario sia potersi connettere sia possedere gli strumenti concettuali per conoscere e comprendere le opportunità offerte dall'informatica e dalla telematica e, parimenti, le relative criticitá.

La prima parola chiave è quindi consapevolezza: per diventare a pieno titolo un cittadino della societá dell'informazione, un netizen a tutti gli effetti, è necessario maturare una comprensione adeguata delle dinamiche che regolano l'universo digitale; è un percorso impegnativo, perché il mondo dei bit è molto diverso da quello degli atomi in cui siamo cresciuti, ed è reso piú difficile dallo sviluppo impetuoso della tecnologia, il cui ritmo accelerato, quasi frenetico, rende difficile l'impresa di tenere il passo del cambiamento; cionondimeno, è uno sforzo necessario, senza il quale si rischia l'esclusione dalla societá dell'informazione, con tutte le conseguenze che ne derivano; oppure, nella migliore delle ipotesi, si verrebbe ridotti al ruolo di semplici consumatori e non utilizzatori degli strumenti e delle opportunità offerte dalle ICT.

La seconda parola chiave è etica. In apparenza, la sfera dell'etica e quella della tecnologia sembrerebbero disgiunte, in accordo con il principio di neutralità tecnologica: la tecnologia di per sé è moralmente neutra (l'uso che se ne fa ovviamente no...). Nel campo dell'informatica, peró la situazione è piú complicata: un software non è solamente un prodotto tecnologico, è anche e soprattutto un prodotto culturale e come tale è, direttamente o indirettamente, frutto del lavoro e dell'intelligenza di molte persone; chi l'ha materialmente confezionato, il detentore del copyright, è solamente l'ultimo anello di una catena di intelligenze i cui contorni sono sfumati e indefinibili. Da questo punto di vista, un software è simile ad un'idea: è infinitamente replicabile (se condivido un'idea con un'altra persona, non perdo la mia) ed attinge al pensiero di molti altri esseri umani.

Cosí come nessuno dovrebbe poter rivendicare la proprietà esclusiva di un'idea, parimenti nessuno dovrebbe dichiarsi il proprietario di un software: noi riteniamo che il software non debba avere padroni perché, come le idee, è un bene comune, patrimonio collettivo dell'umanitá. Per questo motivo, abbiamo deciso di basare i nostri servizi esclusivamente sul Software Libero (FLOSS), l'unico modo di praticare un'informatica eticamente orientata.

Software Libero non vuol dire necessariamente software gratuito: l'autore deve essere adeguatamente remunerato per il suo lavoro, cosí come chiunque presti il suo servizio (installazione, configurazione, personalizzazione) a partire da esso; la caratteristca primaria del Software Libero è la libertà che offre ai suoi utenti, libertà che consente la nascita di comunitá cooperanti attorno ai programmi liberi. Il Software Libero non è questione di prezzo, ma di libertà !

La scelta etica è qundi una scelta di libertà, che solo il FLOSS puó garantire.

Infine, perché "informatica solidale" ? Perché l'adozione di software libero consente la costruzione di un modello economico, sociale e culturale incentrato sulla cooperazione, la libera circolazione delle idee, la condivisione della conoscenza. Essere solidali significa condividere, nella piena legalità, i programmi con il nostro "vicino": questo significa che, ad esempio:

  • le Pubbliche Amministrazioni possono condividere i software sviluppati con il denaro dei contribuenti;
  • le scuole possono distribuire agli studenti i programmi usati in classe per installarli sui loro computer di casa;
  • le aziende possono condividere le spese di sviluppo di un programma che risponda ad esigenze comuni;
  • nessuno privato cittadino è costretto a pagare per accedere a software di uso comune (con evidenti benefici per la riduzione del digital divide).

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